Oltre l’odio: riscoprire il valore della libertà e del rispetto

Mentre scrivo, sulla mia scrivania c’è il giornale di stamattina. Tra le sue pagine, ancora la cronaca di un’aggressione omofoba nel centro di Milano, di una donna molestata per aver “osato” vestirsi come voleva, di un ragazzo transgender picchiato fuori da una discoteca. Notizie che sembrano replicarsi con una frequenza disarmante, come un copione già scritto che si ripete ogni giorno.

Ci sono poche cose al mondo che riescono a scuotermi tanto quanto la violenza gratuita e l’ignoranza ostentata, quella convinzione presuntuosa di avere il “diritto divino” di imporre la propria visione sulle vite altrui. Non parlo di ignoranza come assenza di informazioni: quella si può colmare con la volontà di apprendere. Qui si tratta di un’ignoranza radicata, una sorta di malattia dell’anima che alimenta discriminazioni e aggressioni. Dalla strada agli uffici, dai social network alle aule di tribunale: il tessuto sociale si sgretola quando la presunzione si trasforma in prevaricazione.

Una libertà che include, non esclude

A volte mi chiedo: davvero leggi come quelle sull’aborto, i matrimoni egualitari o la transizione di genere limitano la libertà personale di chi non le approva? Se non sei obbligato a entrare in una clinica, a sposare qualcuno del tuo stesso sesso o a intraprendere un percorso di transizione, in che modo la vita di un’altra persona mina la tua?

La risposta è semplice: non lo fa. Le leggi che riconoscono diritti non tolgono niente a te, ma arricchiscono la libertà di tutti. Proteggono il diritto di ciascuno di noi di vivere in modo autentico. E, come coach, voglio sottolineare che l’autenticità è la chiave per una vita piena e soddisfacente, sia individualmente che collettivamente.

Testimonianze che fanno riflettere

Nel mio lavoro di ricerca e ascolto, ho incontrato storie che mi hanno segnata profondamente. Madri che hanno perso i figli per il “crimine” di amare, giovani cacciati di casa per aver rivelato un orientamento sessuale considerato “sbagliato”, persone transgender che hanno perso tutto – lavoro, amicizie, dignità – per essersi mostrate nella loro verità più intima.

Secondo un recente rapporto ISTAT, il 70% delle persone LGBTQ+ in Italia ha subito discriminazioni o aggressioni almeno una volta nella vita. Questi dati non sono solo numeri: rappresentano vite spezzate o rese più difficili da pregiudizi e violenze. Come coach, so che la nostra autostima e la nostra capacità di realizzarci affondano le radici nel sentirci accolti e rispettati: negare questo a qualcuno equivale a tarpargli le ali.

Dissenso e violenza: dov’è il confine?

Puoi non condividere l’aborto, i matrimoni omosessuali o la transizione di genere: è un tuo diritto avere una posizione diversa. Ma il dissenso diventa inaccettabile quando si trasforma in violenza, verbale o fisica. Il tuo diritto di non essere d’accordo finisce dove inizia il diritto degli altri di esistere serenamente.

Ho incontrato troppe donne che, per paura del giudizio o per leggi troppo restrittive, si sono sottoposte ad aborti clandestini, mettendo a repentaglio la loro vita. Ho ascoltato le storie di adolescenti cacciati di casa, costretti a partire con una valigia e un biglietto dell’autobus, semplicemente per aver confessato di amare qualcuno del loro stesso sesso. Ho visto persone transgender rinunciare a opportunità di crescita professionale e personale, solo per non rischiare di essere “scoperte”.

E a quel punto non posso fare a meno di chiedermi: con quale presunta autorità qualcuno si arroga il diritto di giudicare e dirigere l’esistenza altrui?

Quale società stiamo davvero difendendo?

Spesso chi si oppone ai diritti civili lo fa dicendo di voler “difendere la società”. Ma la domanda è: quale società proteggiamo se seminiamo odio? Quale morale stiamo sostenendo se neghiamo il diritto fondamentale di un essere umano a esistere e amare?

È un paradosso amaro, perché in realtà questa chiusura genera un ambiente ancora più fragile e violento, in cui nessuno è davvero al sicuro. L’odio divide, destruttura, distrugge. E come coach, ho visto come la paura e l’aggressività nascano spesso da insicurezze personali, da un bisogno di affermare la propria identità schiacciando quella degli altri.

Il vero coraggio: aprire la mente e includere

Nel 2025, il vero coraggio non sta nel difendere a spada tratta tradizioni ormai superate o privilegiare regole ingiuste. Sta invece nell’accogliere la complessità del mondo, nel mettersi in discussione, nel rinnovarsi. È più facile chiudersi a riccio di fronte a ciò che non capiamo: ma la crescita, personale e collettiva, si trova sempre al di fuori della nostra zona di comfort.

Essere coraggiosi significa guardare negli occhi chi è diverso da noi e riconoscervi un essere umano, non un nemico. Significa comprendere che la libertà non è una torta da spartire in fette limitate: la tua libertà non si esaurisce se permetti anche agli altri di esercitare la propria. Anzi, si moltiplica.

Un invito alla riflessione e all’azione

Se stai leggendo queste righe, ti propongo un esercizio di consapevolezza: la prossima volta che senti salire il giudizio, la condanna, o il desiderio di attaccare qualcuno per le sue scelte di vita, fermati. Fai un respiro profondo e chiediti: “Perché reagisco così? Di cosa ho paura?”

Ricorda che la vera forza non sta nel distruggere ciò che non capiamo, ma nel proteggere il diritto di tutti di esistere, amare ed esprimersi. Se vuoi metterti alla prova, inizia con un piccolo passo: ascolta una storia diversa dalla tua senza interrompere, senza controbattere subito. Spesso la conoscenza scardina i muri della diffidenza e dell’odio.

Perché la libertà, quella vera, non ha bisogno di vittime: ha bisogno di rispetto, di coraggio e di cuori aperti.

“Ciò che conta davvero non è la diversità che vediamo negli altri, ma la grandezza di cui siamo capaci noi quando scegliamo di comprenderla.”


Lavorare su di sé significa anche aprirsi all’umanità altrui. Imparare a riconoscere il valore della libertà di tutti e accogliere con rispetto la diversità è una delle sfide più grandi, ma anche una delle strade più potenti per la nostra evoluzione personale e collettiva. Sta a noi decidere se rimanere prigionieri di schemi limitanti o diventare co-creatori di una società in cui la libertà sia davvero condivisa.